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Yin-yue 饮-乐: a tribe called Beijing

Il nostro viaggio prende sentieri inaspettati. Sul jazz e sue derive (tra i primi generi musicali in Cina ad essere considerati immorali e bollati come yellow music negli anni venti del novecento) gettiamo le coordinate che dal groove pechinese ci porteranno nella nostra toscana

Non sempre è necessario spendere troppe parole per parlare di musica. Anzi è proprio questo il grande dilemma che la critica musicale da decenni si pone: come si può spiegare a parole un gesto artistico come la musica, o almeno un certo tipo di musica? Ascoltando l'album che vi proponiamo questa settimana il sentimento che abbiamo provato è esattamente il medesimo. Ci troviamo di fronte ad un disco si in studio ma che fa dell'improvvisazione il suo marchio di fabbrica: atmosfere jazz, hip hop, fusion, funk, afro beat e soul sono immerse in una caligine fumosa e colorata. Sono i Flash Beats Bone 闪鼓派 e il loro album omonimo esce nel 2015 (appena un paio d'anni dopo rispetto a Family Dinner degli Snarky Puppy, album che gli fa eco in maniera insistente) per l'etichetta Ran music, sempre attenta alle proposte internazionali. Il meritatissimo 8.8 sul sito Douban 豆瓣 è frutto dell'originalità di un album che può considerarsi un evento raro nel panorama musicale cinese, invero piuttosto lontano (almeno su un piano mainstream) dal jazz e sue derive. Flash beats bone vede Lu Chao (Lucas/LC Drop), già batterista di Cui Jian 崔健 e il produttore Liang Kailun "Soulspeak" riunire vari elementi della scena jazz cinese per dar vita ad un gioiello dal ritmo irresistibile. Se amate perdervi nel groove di Kamasi Washington, Esperanza Spalding o Robert Glasper ma anche De la Soul e A tribe called Quest lo amerete di certo. A questo grande disco abbiniamo un vino del cuore: Arnione di Campo alla Sughera.

Siamo nella regione di Bolgheri, sulle colline a due passi dalla costa livornese, coi piedi ben saldi nel prezioso terroir toscano e con la brezza tirrenica che ci accarezza il viso e ci porta in dono il profumo del mare; è una terra di grandi vini, non ultimo il celebre Supertuscan ex “miglior vino al mondo”, il famoso Sassicaia.


Questo vino e questo album hanno un po’ di cose in comune, sono sicuro che si vorranno un gran bene. La tenuta fondata dalla famiglia di magnati tedeschi Knauf nel cuore della Toscana ci offre questo Bolgheri Rosso Superiore DOC dal respiro fortemente internazionale, prodotto con Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc e Petit Verdot. Arnione prende a piene mani dal Bordeaux mantenendo l’identità toscana, come Flash Beats Bone attinge generosamente dalla scena nu-jazz americana, senza dimenticare le origini 北京人儿 (pechinesi). Le ritmiche laid-back esigono un vino morbido, corposo e avvolgente da pasteggiare con calma e sangue freddo, non senza però la giusta freschezza e acidità per strizzare l’occhio alle incalzanti sonorità funk. Si tratta certamente di un vino importante, strutturato, che arriva nel nostro calice dopo 18 mesi in barrique di rovere francese e 24 in bottiglia, ma non teme il confronto con dei brani altrettanto strutturati, virtuosi, che saltano continuamente tra i generi musicali. Questo elegante vino rosso rubino esprime note di pout-pourri, mirtillo, ribes, note terrose, ma anche sentori balsamici come l’eucalipto. Sapido, giustamente tannico, vi si pianta in bocca e non se ne va più.


È un vino che vorremmo bere insieme alle persone a cui vogliamo bene; sta bene con questo disco che ascolteremmo volentieri con coloro che amiamo.

Santé!




di Stefano Capolongo e Livio di Salvatore


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